Per il nostro secondo appuntamento con quella Roma rara e preziosa che fa della street art un'arte rispettabile ( e non vandalica) prendiamo la bicicletta e dirigiamoci, passando da Testaccio, verso Ostiense. Non è facile superare la prova del traffico(se credete ancora nel mito delle piste ciclabili noterete marciapiedi che finiscono su transenne o sfociano come fiumi nel vivo di un incrocio riportandovi rapidamente alla realtà). Per l'impresa scelgo una Coppi (pretenziosa non è vero?!)o altresì un mountain bike dal telaio rinforzato con un neo sellino sottile come il dolore acuto che si prova utilizzandolo (sopportabile ma costante nonostante l'imbottitura) e la mia solita reflex cucita addosso come una camicia di vecchia sartoria. La Coppi risponde bene a due o più prove che lo stesso Ercole avrebbe rinunciato ad affrontare:
1) I sampietrini di via Giulia (famosi per gente impegnata nel rally che viene qui a testare gli ammortizzatori)
2) Il sollevamento davanti la catena di ponte Sisto e l'imbucata fra quelle spirali insensate che sfociano davanti piazza Trilussa ( la cui scalinata è stata oscurata da qualche mese per pseudolavori di pulizia; la domanda è: la stanno pulendo o aspettano che sia lei a farsi una doccia?)
3)I tragitti su marciapiedi devastati dalle radici degli alberi che ne fanno un vero percorso ad ostacoli ( se vi piace il genere è un paradiso).
4)Le già citate piste ciclabili che se non si interrompono bruscamente sono anche intervallate da scale così improvvise che sembrano un incentivo al volo acrobatico.
5) La gente: così presa da cellulari, macchine fotografiche,anche dal punto croce in movimento (nei casi più spregiudicati) che non si sposta neanche se a suonare non è un banale campanello ma una tromba da stadio.
6) Gli automobilisti che, tacitamente o meno, vi odiano in via del tutto gratuita e disgiunta dal vostro comportamento: se non sono incollati al vostro parafango vi sorpassano augurandovi la fine peggiore, credo per quei ben cinque o dieci secondi di tempo rubato ai loro affanni di cui siete effettivamente la causa; gli si legge in faccia nel migliore dei casi, nel peggiore sono benedizioni che fioccano come la neve a gennaio.
A questo punto starete costeggiando Testaccio, pedalando fra i locali in cui siete passati almeno una volta nella vostra vita romana notturna: Contestaccio, Alibi, Radio Londra.... e così via fino alla rotanda.
Proseguite verso via delle Conce ed abbandonate la Coppi o chi per lei. perché ci siamo:
siamo in zona Herbert Baglione: lo si vede da una tracciata malinconia nella scelta dei colori (assenti: per lasciar spazio al suo caratteristico bianco e nero), dalla stilizzazione densa dei particolari e dalla sua mano da illustratore che fa fede a questo effetto accurato.
Il writer di San Paolo (Brasile) sceglie una zona non troppo lontana dalla nostra omonima basilica per omaggiarci con la sua arte d'impatto esportata nelle più importanti capitali del mondo e arresta la nostra pedalata per introdurci nella zona più ricca di street art del momento a Roma (che non affonda, diciamo la verità, di grandi iniziative).
Ma il resto, come da telefilm, lo scopriremo nei prossimi scatti, che contrariamente a quelli impressi per Herbert, straripano di colore (per chi ne sentisse la nostalgia).
Qualche riferimento per approfondire:
Herbert Baglione(blog personale)
Recensione(da Art Blog)
1) I sampietrini di via Giulia (famosi per gente impegnata nel rally che viene qui a testare gli ammortizzatori)
2) Il sollevamento davanti la catena di ponte Sisto e l'imbucata fra quelle spirali insensate che sfociano davanti piazza Trilussa ( la cui scalinata è stata oscurata da qualche mese per pseudolavori di pulizia; la domanda è: la stanno pulendo o aspettano che sia lei a farsi una doccia?)
3)I tragitti su marciapiedi devastati dalle radici degli alberi che ne fanno un vero percorso ad ostacoli ( se vi piace il genere è un paradiso).
4)Le già citate piste ciclabili che se non si interrompono bruscamente sono anche intervallate da scale così improvvise che sembrano un incentivo al volo acrobatico.
5) La gente: così presa da cellulari, macchine fotografiche,anche dal punto croce in movimento (nei casi più spregiudicati) che non si sposta neanche se a suonare non è un banale campanello ma una tromba da stadio.
6) Gli automobilisti che, tacitamente o meno, vi odiano in via del tutto gratuita e disgiunta dal vostro comportamento: se non sono incollati al vostro parafango vi sorpassano augurandovi la fine peggiore, credo per quei ben cinque o dieci secondi di tempo rubato ai loro affanni di cui siete effettivamente la causa; gli si legge in faccia nel migliore dei casi, nel peggiore sono benedizioni che fioccano come la neve a gennaio.
A questo punto starete costeggiando Testaccio, pedalando fra i locali in cui siete passati almeno una volta nella vostra vita romana notturna: Contestaccio, Alibi, Radio Londra.... e così via fino alla rotanda.
Proseguite verso via delle Conce ed abbandonate la Coppi o chi per lei. perché ci siamo:
siamo in zona Herbert Baglione: lo si vede da una tracciata malinconia nella scelta dei colori (assenti: per lasciar spazio al suo caratteristico bianco e nero), dalla stilizzazione densa dei particolari e dalla sua mano da illustratore che fa fede a questo effetto accurato.
Il writer di San Paolo (Brasile) sceglie una zona non troppo lontana dalla nostra omonima basilica per omaggiarci con la sua arte d'impatto esportata nelle più importanti capitali del mondo e arresta la nostra pedalata per introdurci nella zona più ricca di street art del momento a Roma (che non affonda, diciamo la verità, di grandi iniziative).
Ma il resto, come da telefilm, lo scopriremo nei prossimi scatti, che contrariamente a quelli impressi per Herbert, straripano di colore (per chi ne sentisse la nostalgia).
Qualche riferimento per approfondire:
Herbert Baglione(blog personale)
Recensione(da Art Blog)