Ci sono storie che nascono per destino ed altre che nascono per caso, disse forse il saggio posto che ne esista uno. Questa nasce per passaparola, dunque sia per caso che per destino e mette il fantomatico saggio nella condizione(spiacevole) di stracciare il suo taccuino appunti (quello in pelle per le grandi occasioni) e ricominciare dal principio.
C'era una volta un'amicizia, diamo pure un incipit classico...e si sà che un'amicizia, come una forma virale pseudoinfluenzale ne porta un'altra ed un'altra, fino ad un stop alla fine di un incrocio, perchè il mondo per quanto grande, come una bacinella, ad un certo punto straripa... e nessuno vuole assumersi la responsabilità di vederlo sprofondare(forse). Qualunque legame di amicizia, per legge non scritta dalla fisica ma sottoscritta dal cittadino medio, porta a sedersi al tavolino di un pub (perché una birra non si nega a nessuno, o quantomeno nessuno la disdegna). Fin qui sarete tutti d'accordo.
Fu così che un bel giorno la gravità mi portò a pensare ,dopo aver provato tutto il menù di Capitan Cosmo stretta dalla morsa del piccolo vicolo di Via dei Cartari, di unire i puntini alla Steve Jobs (magari un po' più in piccolo, ve lo concedo).
Veniamo dunque al mio "manuale dell'apprendista saggio"; la domanda era: cosa offre questo posto oltre un palco per la musica dal vivo( j'adore!), alla birra,ai giochi da tavolo, alle freccette (levatemele prima che faccia diventare i clienti animali mitologici) ai vinili appesi al muro ed ai poster dei Pink Floyd( Dio li abbia in gloria) inchiodati su pareti di un verde psichedelico?
Due socie fondatrici (fin qui niente di nuovo). Bisogna approfondire.
Che cosa fanno? Gestiscono il pub ( e dai! Ci eravamo arrivati)
E poi? Giocano a calcetto( ho sentito dire che qualcuno lo fa e che si tratta di uno sport).
Bene. Posso ricambiare la scoperta tardiva della Kent (eh già, le birre le scopro in differita): conosco uno staff di organizzatrici di un torneo di calcetto femminile a diciotto squadre che fa passerella nell'interludio primavera estate, dunque mi gioco la carta ponte fra amici di amici aspettando lo stop. E Coppa delle Vespe sia!
Innesco la proposta: al torneo manca proprio la diciottesima squadra per il classico "effetto dei sette nani": sono sette e te ne ricordi sei, e mi ci gioco la testa che se li invitassi a cena(o ad un torneo di calcetto sotto gli ottanta centimetri) sempre in sei arriverebbero.
Logico dunque che si cada in un dialogo del genere:
"Riuscite a farmi una squadra, sono disposta a giocare anche io?"
Roboante, indispensabile visto che al momento su dieci siamo in tre.
"Ci proviamo..."
E dal ci proviamo partono le telefonate in notturna, quelle del tipo:
"Dormivi?"
E la risposta di circostanza non velata seguita ad un mugugno e ad un silenzio più forte di una macumba: "No...dimmi"
"Ti va di fare un torneo a nome del pub?"
Pur di dormire devono aver risposto di sì, perché la squadra è uscita fuori ad effetto domino in meno di quarantotto ore, contando un asse portante di quattro amiche rodate più innesti (io in verità sono un ibrido).
Cosa è successo dopo? Per la prima partita avevamo un'unica certezza: il portiere (Martina), fuori dall'area piccola una jungla di poche idee(ma ben confuse) che ci hanno portato a perdere...molto a poco(non è vergogna, è privacy).
Ma poi, come nelle favole, dopo una seconda partita persa (ma con una carovana di dignità in più), abbiamo iniziato a vincere, e a vincere, e a vincere ancora; sudando( non io perché la panchina è troppo ergonomica per farne a meno), litigando, ridendo, prendendoci gusto! Azzurre come la Nazionale, come il cielo, come i Puffi, in una Berlino al femminile fatta per abbattere il muro che il caso non porti traguardo.
Ora vi chiederete se alla fine abbiamo portato a casa la coppa( o le vespe).
Il tabellone dice che siamo uscite in semifinale con onore ( 4-3 , la privacy va e viene come il campo quando devi telefonare).
Il mio taccuino annota però la gloria assoluta, appagato di tutto.
La famosa "socia" ,o gestrice del pup se preferite, è diventata miglior portiere della sesta edizione della Coppa delle Vespe(con tanto di trofeo personale) e, come direbbe il vecchio Walt Whitman, il "Capitano, mio Capitano!", (giuro che mi emoziona vederla parare).
E poi che dire? Vogliamo parlare della grinta da vecchia stirpe "IncaZ" del nostro numero cinque, della classe della nostra numero tre? E di tutte, oltre questa vecchia guardia che ha deciso di portarci lì, dove non pensavamo di arrivare...
Se non avete avuto il piacere di conoscerle sul campo, andatele a trovarle al Capitan Cosmo, si dice che chi fa sognare sul campo riproduca il miracolo nella vita.
E badate bene, non è pubblicità, questo è il piacere di condividere con voi una piccola storia, fatta, come da premessa, di amici, e amici di amici, che alla fine sono diventati una squadra.
Grazie alla Coppa delle Vespe, grazie a Capitan Cosmo.
C'era una volta un'amicizia, diamo pure un incipit classico...e si sà che un'amicizia, come una forma virale pseudoinfluenzale ne porta un'altra ed un'altra, fino ad un stop alla fine di un incrocio, perchè il mondo per quanto grande, come una bacinella, ad un certo punto straripa... e nessuno vuole assumersi la responsabilità di vederlo sprofondare(forse). Qualunque legame di amicizia, per legge non scritta dalla fisica ma sottoscritta dal cittadino medio, porta a sedersi al tavolino di un pub (perché una birra non si nega a nessuno, o quantomeno nessuno la disdegna). Fin qui sarete tutti d'accordo.
Fu così che un bel giorno la gravità mi portò a pensare ,dopo aver provato tutto il menù di Capitan Cosmo stretta dalla morsa del piccolo vicolo di Via dei Cartari, di unire i puntini alla Steve Jobs (magari un po' più in piccolo, ve lo concedo).
Veniamo dunque al mio "manuale dell'apprendista saggio"; la domanda era: cosa offre questo posto oltre un palco per la musica dal vivo( j'adore!), alla birra,ai giochi da tavolo, alle freccette (levatemele prima che faccia diventare i clienti animali mitologici) ai vinili appesi al muro ed ai poster dei Pink Floyd( Dio li abbia in gloria) inchiodati su pareti di un verde psichedelico?
Due socie fondatrici (fin qui niente di nuovo). Bisogna approfondire.
Che cosa fanno? Gestiscono il pub ( e dai! Ci eravamo arrivati)
E poi? Giocano a calcetto( ho sentito dire che qualcuno lo fa e che si tratta di uno sport).
Bene. Posso ricambiare la scoperta tardiva della Kent (eh già, le birre le scopro in differita): conosco uno staff di organizzatrici di un torneo di calcetto femminile a diciotto squadre che fa passerella nell'interludio primavera estate, dunque mi gioco la carta ponte fra amici di amici aspettando lo stop. E Coppa delle Vespe sia!
Innesco la proposta: al torneo manca proprio la diciottesima squadra per il classico "effetto dei sette nani": sono sette e te ne ricordi sei, e mi ci gioco la testa che se li invitassi a cena(o ad un torneo di calcetto sotto gli ottanta centimetri) sempre in sei arriverebbero.
Logico dunque che si cada in un dialogo del genere:
"Riuscite a farmi una squadra, sono disposta a giocare anche io?"
Roboante, indispensabile visto che al momento su dieci siamo in tre.
"Ci proviamo..."
E dal ci proviamo partono le telefonate in notturna, quelle del tipo:
"Dormivi?"
E la risposta di circostanza non velata seguita ad un mugugno e ad un silenzio più forte di una macumba: "No...dimmi"
"Ti va di fare un torneo a nome del pub?"
Pur di dormire devono aver risposto di sì, perché la squadra è uscita fuori ad effetto domino in meno di quarantotto ore, contando un asse portante di quattro amiche rodate più innesti (io in verità sono un ibrido).
Cosa è successo dopo? Per la prima partita avevamo un'unica certezza: il portiere (Martina), fuori dall'area piccola una jungla di poche idee(ma ben confuse) che ci hanno portato a perdere...molto a poco(non è vergogna, è privacy).
Ma poi, come nelle favole, dopo una seconda partita persa (ma con una carovana di dignità in più), abbiamo iniziato a vincere, e a vincere, e a vincere ancora; sudando( non io perché la panchina è troppo ergonomica per farne a meno), litigando, ridendo, prendendoci gusto! Azzurre come la Nazionale, come il cielo, come i Puffi, in una Berlino al femminile fatta per abbattere il muro che il caso non porti traguardo.
Ora vi chiederete se alla fine abbiamo portato a casa la coppa( o le vespe).
Il tabellone dice che siamo uscite in semifinale con onore ( 4-3 , la privacy va e viene come il campo quando devi telefonare).
Il mio taccuino annota però la gloria assoluta, appagato di tutto.
La famosa "socia" ,o gestrice del pup se preferite, è diventata miglior portiere della sesta edizione della Coppa delle Vespe(con tanto di trofeo personale) e, come direbbe il vecchio Walt Whitman, il "Capitano, mio Capitano!", (giuro che mi emoziona vederla parare).
E poi che dire? Vogliamo parlare della grinta da vecchia stirpe "IncaZ" del nostro numero cinque, della classe della nostra numero tre? E di tutte, oltre questa vecchia guardia che ha deciso di portarci lì, dove non pensavamo di arrivare...
Se non avete avuto il piacere di conoscerle sul campo, andatele a trovarle al Capitan Cosmo, si dice che chi fa sognare sul campo riproduca il miracolo nella vita.
E badate bene, non è pubblicità, questo è il piacere di condividere con voi una piccola storia, fatta, come da premessa, di amici, e amici di amici, che alla fine sono diventati una squadra.
Grazie alla Coppa delle Vespe, grazie a Capitan Cosmo.
Capitan Cosmo - Via dei Cartari 7 - www.facebook.com/CapitanCosmo
Ps il trofeo di Martina sarà messo in bella vista al pub, sono dunque ammesse processioni per venirlo ad osannare ed idolatrare senza remore.