Balck an white: l'anima di questo posto è il silenzio, il grande spazio, il passato spettrale e la ripromessa di una riedificazione che guarda al futuro con proposte d'arte contemporanea. Non si può sfuggire al fascino dei luoghi che escono dalla frenesia urbana e ripagano di questa quiete totalizzante. Appena alle spalle di discoteche e locali, affianco alla Città dell'Altra Economia, dietro a parcheggi e parcheggiatori (rigorosamente abusivi) , fra cartelloni strappati, vecchie locandine, mura scrostate e murales non proprio accademici, una Roma genuina da Testaccio vera: più che pacchiana maestosamente popolare. Il colore è rosso mattone: una dominanza da gustarsi con il sole, un deserto moderno che scivola nella gola spietato come la sete. E se poi c'è un bamboo (che avrebbe dovuto fare da torretta panoramica, ma chiuso perché pericolante) ad alzare il pennacchio e a spuntare sopra le mura: bisogna fermarsi, non se ne può fare a meno. Guardate quei cancelli, quelle sbarre, quella prigione di urla sfumate; riverbera la famigerata frase del dottor Lecter: "Allora Clarice, gli agnelli hanno smesso di gridare?"